ANFASS: Antonio Massacci

    –   Il filosofo e psicoanalista Felice Cimatti, qualche giorno fa, ha scritto che “…quando il distanziamento sociale diventa una virtù, allora siamo arrivati al punto in cui la vita è spaventata dalla vita”. Un suo commento dal suo punto di vista di presidente dell’Anffas.

  Il termine –distanziamento sociale– adottato inizialmente e molto in uso tuttora, per indicare la distanza di sicurezza da tenere tra le Persone, necessario per contenere i contagi da COVID-19 è, per quanto mi riguarda, il livello espressivo più basso mai raggiunto dalla politica e dai sistemi di informazione/comunicazione e può definirsi un’oscena bestemmia e testimonia anche, l’incapacità di chi ne fa uso, di capire ciò che sta dicendo. Nella mia attività di volontario, ho sempre lavorato per eliminare il distanziamento sociale e favorire “la vicinanza sociale”. Il lavoro incessante di Anffas onlus Jesi, è mirato a far nascere, nelle menti e nei cuori, pensieri e azioni inclusivi e non esclusivi. Pensieri e azioni necessari, in una società coesa, affinchè nessuna persona sia esclusa. Certo, se il “distanziamento sociale” si considera una virtù, non siamo solo arrivati al punto in cui ” la vita è spaventata dalla vita”, ma anche al disprezzo delle vite altrui.

       – Immunità è la parola chiave di questo periodo. Immunità però è una parola che esprime il contrario di comunità. Quanto conta la corsa ad essere immuni nel mondo della disabilità che lei conosce?

         L’immunità, per persone con disabilità in generale ed intellettiva in particolare, per persone che non sempre sono in grado di rappresentare il proprio stato, la propria condizione di benessere o di malessere, sarebbe una condizione auspicabile. Una meta da raggiungere, perchè la scoperta della patologia non avvenga quando è troppo tardi per poter curare. Per evitare sofferenze che spesso non sono esternate ma comunque palesi e per questo, maggiormente devastanti. Questo tipo di immunità, quella della medicina, per noi conta molto. L’altra immunità, che spesso è impunibilità, quella della garanzia, del privilegio, dell’esenzione è da noi invisa, combattuta perchè è esclusiva e quindi escludente, divide. Non ci include, non ci accomuna.

       -La sua lunga esperienza di volontario può esprimere un punto di vista attuale sull’attuale comunità delle associazioni del nostro territorio?

        L’attuale” comunità delle associazioni” del nostro territorio, rispecchia l’attuale – comunità delle persone – del nostro territorio. Non è “comunità”, è: fredda, distaccata, un po’ invidiosa, disinteressata. Ci si trincera dietro alla mancanza di tempo, dietro alla mancanza di risorse economiche, dietro alla penuria di persone disposte a donarsi. Probabilmente tutto questo è vero ma è anche vero che si è perso di vista l’importanza della coalizione, della moltitudine. Condizioni queste, necessarie per fare massa critica. Condizioni necessarie alla crescita, al travaso delle esperienze e delle conoscenze.

      – Che rapporto dovrebbe avere il volontariato con le istituzioni?

         Credo sia sbagliato vedere le istituzioni soltanto come controparti. Certo molte volte lo sono ed è giusto che lo siano ma è anche necessario vedere le istituzioni come partner, indipendentemente da chi le rappresenta perchè noi abbiamo degli obbiettivi da perseguire e sempre di più: per cultura, per legge, per scelte non sempre condivisibili, le istituzioni abbandonano il campo mentre i bisogni crescono. Credo quindi che il rapporto debba essere, il più possibile, un rapporto di collaborazione e ricorrere al conflitto solo in casi estremi.

     –  L’ansia da Covid: come la si vive e come si cerca di contrastarla nelle famiglie che hanno persone con una disabilità?

        L’ansia da Covid è invalidante, destabilizzante ed il terrorismo mediatico, praticato con tutti i mezzi dai sistemi di informazione ne ha amplificato la portata. Se a questo si aggiungono le scelte “scellerate”, fatte dallo Stato, dalle Regione e alle volte anche dai Comuni, avremo un quadro di sofferenza e di paure assolute. Nelle famiglie con disabilità presenti, questo quadro ha tinte ancora più fosche. Pensare ad una persona con disabilità, malata, come detto in precedenza, è atroce e quindi si è cercato e si cerca di evitare qualsiasi contatto, qualsiasi tipo di rischio. Tutto questo ha fatto e fa da moltiplicatore dell’ansia. Si sono poi aggiunte a ciò, le “chiusure”, la sospensione di tutti i servizi educativi e semiresidenziali e questo ha significato, la perdita di anni di lavoro educativo e di abilitazione, spesi per elevare le autonomie e le abilità di persone altrimenti perse nell’oblio. La consapevolezza di questo è opprimente più del confinamento e non lascia speranze ma solo disperazione. Le attività da remoto sono possibili soltanto in pochissimi casi e la necessità di dare assistenza continua hanno fiaccato le famiglie oltre ogni dire. Questo è stato ed è il periodo più triste della mia attività di volontario e in molte circostanze, mi sono trovato senza risposte da dare alle tante domande che ho ricevuto. Per combattere questa situazione, noi abbiamo praticato e stiamo praticando la vicinaza, certo più parlata che fisica perchè il nostro agire è, perlopiù, da remoto. Così portiamo un po’ di sollievo.

    –  Il volontario che opera nelle associazioni del territorio, opera anche sul fronte del ricambio generazionale? C’è oppure no una senilità strutturale nell’associazionismo che lei conosce?

        Pur essendoci un mondo giovanile, direi, molto attento e sensibile, e in alcune realtà associative pienamente attivo, nella maggior parte delle associazioni e comunque nei corpi dirigenti, sicuramente c’è vecchiezza. Non saprei dire se per conservatorismo o per mancanza di fiducia. C’è anche e va detto, che le persone giovani che entrano nel mondo del volontariato, sono portate a scegliere il mondo “organizzato”, quello che da la divisa a dispetto di quel mondo che opera in trincea, che si sporca le mani. Ne escono penalizzate in particolare, quelle associazioni che vedono un “impegno di testa”: questo ci viene detto quando si chiede di spendersi sullo studio delle norme che si susseguono, specie ora, freneticamente ma che vanno studiate, perchè da esse norme vengonio i diritti e la loro esigibilità. La vita nel Terzo Settore è dura, ondivaga e anche veloce, specie in questa fase di cambiamento normativo profondo dovuto al DL 117/2017. Si, comunque, c’è senilità e vista corta perchè: 30/40/50 anni di differenza di età significano non solo mondi diversi ma anche energie diverse e velocità di pensiero e di azione inimmaginabili quando si è giunti nell’età grande.

Antonio Massacci
Anffas Jesi

ASSEMBLEA

Assemblea delle Associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale operanti nell’Ambito Sociale IX delle Marche
martedì 20 ottobre 2020, ore 21:00
sua piattaforma ZOOM.
Si parlerà di VolontarJa 2020 e non solo… Vi aspettiamo!
Chi intende partecipare e non ha ricevuto il link lo può chiedere a Tito Augelli – cell. 3384943432 mail augellitito1944@gmail.com

“Tutela Salute Mentale Vallesina” Tito Augelli.

Tito Augelli è da sempre il motore che spinge l’attività della Associazione Tutela Mentale…Raccontaci perché e come hai iniziato questo tuo percorso nel volontariato.
Sono entrato nel mondo del volontariato nel lontano 1999, aderendo alla richiesta di un amico psicologo che aveva bisogno di una mano per costituire una associazione per la tutela della salute mentale, in favore dei soggetti disagiati e dei loro familiari. Sono stato uno dei soci fondatori e per oltre 15 anni il segretario storico della associazione: un tecnico prestato al volontariato convertito quasi subito in un volontario attivo.

Tutela Mentale: perché serve una associazione con questi obiettivi?
Perché troppo spesso i diritti in capo ai soggetti disagiati ed alle loro famiglie non vengono assicurati proprio dalle istituzioni che dovrebbero garantirli.

In un periodo di oggettivo clima sociale ansioso, quali riscontri puoi descrivere sul
territorio di riferimento della tua associazione?
Sta crescendo nella popolazione lo stigma nei confronti dei soggetti disagiati, stigma che si allarga alle famiglie con le quali i disagiati convivono.

Come hanno vissuto e vivono questo periodo le famiglie che hanno al proprio interno un disagio mentale?
In questo periodo le famiglie sopportano più di altri il peso della convivenza con un soggetto disagiato, sia sotto l’aspetto della assistenza sia sotto l’aspetto della gestione.

Che rapporto dovrebbe esserci tra le istituzioni e il volontariato come il tuo?
Dovrebbe esserci un rapporto di massima collaborazione che troppo spesso non c’è.

Va di moda parlare di solidarietà e di comunità. Tu che ne pensi in merito?
Solidarietà e comunità sono concetti bellissimi ed essenziali, ma quanti ne conoscono il significato?

Consigli alle associazioni di volontariato?
Alle associazioni di volontariato consiglio di fare rete, di fare gruppo, di non demordere mai, anche se le avversità, le incomprensioni, gli ostacoli sembrano insuperabili. Dobbiamo lottare uniti per il bene dei più fragili.

E-mail : info@tutelasalutementalevallesina.org.
PEC: tutelasalutementalevallesina@pec.host.it
Sito Web: http://www.tutelasalutementalevallesina.org.
Telefono Segreteria: 0731 202707–338 4943432
E-mail Segreteria: augellitito1944@gmail.com

Volontariato e cooperazione

Per rispondere al bisogno di umanità e sostegno essenziale in Vellesina, conosciamo meglio Monia Ceccarelli, volontaria di ADRA Italia, che ringraziamo per essersi raccontata in questa intervista.

– Ciccarelli Monia classe 19…..? Una tua biografia in pillole, misurata soprattutto su come e quando sei approdata sulle rive del mondo del volontariato.

Ciccarelli Monia, classe 1974. Arrivo in ADRA come segretaria nel 2013 al fine di aiutare chi precedentemente gestiva la sede operativa di #Jesi. La prima riunione con le assistenti sociali alla quale ho preso parte è stata incentrata su questa domanda: quali sono ora i bisogni delle persone per cui potremmo essere di aiuto?

-ADRA è acronimo per…? E che cosa fa esattamente?

ADRA è acronimo di Adventist Development and Relief Agency ed è l’organizzazione umanitaria della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. ADRA fa parte della rete internazionale di ADRA che si compone di 120 agenzie e uffici nazionali. Attraverso questo network, vengono sostenuti progetti di risposta alle emergenze e progetti umanitari di #cooperazione allo sviluppo in più di 130 paesi, senza nessuna discriminazione di fede politica o religiosa, razza o ceto sociale.

– Elenca le tre principali difficoltà che hai incontrato nella tua attività di volontariato.

* La diffidenza degli aventi diritto perché hanno vergogna o timore;

* l’arroganza di alcune persone nel pretendere ciò che non è un diritto ma una grande possibilità

* la rabbia di chi si scaglia contro gli stranieri dimenticando che tutti su questa terra lo siamo.

– Volontariato e istituzioni locali. Qual è lo stato dell’arte secondo il tuo punto di vista?

C’è una forte collaborazione tra le associazioni e le istituzioni locali. Jesi è di fatto una realtà magica sotto questo punto di vista. Gli jesini nascono solidali e sposano l’idea di mutuo aiuto. Di fronte a realtà di città molto più grandi, Jesi rimane un faro in questo senso. E non è affatto scontato. Essersi messi autonomamente in rete evidenzia la necessità di un #coordinamento generale e una voglia di fare bene. L’amministrazione non solo tutela questa necessità ma addirittura promuove collaborazioni e progetti tra enti e associazioni stesse. Una delle ultime vittorie condivise è ad esempio il Corso sulla comunicazione grazie all’opportunità concessa dal

CSV Marche

– Che cosa state progettando per il prossimo futuro nella tua ADRA?

Il futuro è già oggi! Oltre al recupero e alla distribuzione di beni alimentari che andrebbero irrimediabilmente buttati poichè prossimi alla scadenza, alla distribuzione gratuita di abiti e accessori portati dai cittadini presso il nostro centro, oltre alla #partecipazione a tutti i progetti condivisi con le associazioni sorelle, abbiamo in mente idee atte all’inserimento di ragazzini particolarmente problematici nel tessuto sociale, attività rivolte alle donne straniere riguardo cultura generale, legale e medica, collaborazioni con i maggiori ristoratori della città per poter apprezzare al meglio e creare piatti gustosi con gli alimenti che il FEAD mette a disposizione degli indigenti in difficoltà. Tutto ciò col fine di poter permettere una corretta e reale integrazione. Nel migliore dei casi gli adulti si adattano… I bambini potranno integrarsi realmente. E se le mamme sono più attente, aperte e stimolate, cresceranno finalmente uomini cittadini del mondo.

-Tre desideri sul volontariato del territorio.

Realizzazione di quanto citato sopra, capacità di resistere alle difficoltà inevitabili, evitare di perdere la speranza di poter continuare a sognare un futuro migliore e migliorabile per tutti.

Assemblea di Martedì 20 Ottobre 2020

Alle ore 21.00 su piattaforma ZOOM è prevista l’Assemblea delle Associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale operanti nell’Ambito Territoriale Sociale n.IX delle Marche. Sarà l’occasione per trattare fra l’altro i seguenti argomenti:

1. Illustrazione Progetto Volontarja 2020;

    2. Promozione dell’attività da svolgere per Volontarja 2021;

    3. Possibilità di svolgere attività “Alternanza scuola lavoro”;

    4. Partecipazione alla Giornata del 25 ottobre 2020;

    5. Comunicazione del Coordinatore;

    6. Varie ed eventuali.

* Ricordiamo che l’Assemblea è aperta a TUTTE le Associazioni operanti nell’Ambito Territoriale Sociale n.IX, siano esse iscritte o meno al Coordinamento *

Grazie per la vostra partecipazione, vi aspettiamo!

il Coordinatore, Carlo Bellocchi